L’esperienza pare che all’Esecutivo non serva assolutamente a nulla: per anni l’Erario “è campato” con le risorse delle sigarette e dei casino su internet ed ora tutto si sta ritorcendo contro la struttura sanitaria che deve provvedere a coloro che hanno dipendenze sopratutto relativamente l’abuso di gioco. Ma con queste righe non si vuole né fare i perbenisti, né i moralisti ma si vuole semplicemente portare “a concreto” tutto ciò che il Governo ha organizzato “pro domo sua” continuando a tassare (e sempre di più) i vizi dei suoi cittadini per poterne usufruire “speculando” su queste debolezze. Ma il tutto a cosa ha portato?
E perché ora si fanno queste considerazioni? Semplicemente perché non è più solo voce “di corridoio” che nella manovra bis dell’Esecutivo si sta predisponendo un’ulteriore tassazione sui giochi di oggi che “costeranno al sistema poi domani”. Questa è l’ultima “scoperta” del Governo in assenza (od in latitanza) dell’accordo che avrebbe dovuto riformare il settore ludico in Conferenza Unificata con proposte evidentemente non accettabili dagli altri “contendenti”, proposte “rispedite al mittente” con grande dispendio di tempo e di attese.
Purtroppo, la manovra-bis che prevede questa nuova tassazione sul gioco non avrà che un risultato: quello di affossare le imprese sane e le famiglie e non sarebbe un risultato di cui andare fieri!! E si deve anche aggiungere che il Governo dice di non voler aumentare le tasse a famiglie ed imprese, ma questo risulta alquanto contraddittorio poiché se di volontà di non tassare i cittadini si parla, non ci si riferisce certamente ai cittadini di “serie B”, quelli che fanno parte delle imprese e delle persone che gravitano attorno al mondo del gioco pubblico. Persone che hanno investito su di un prodotto di Stato ed imprese che “studiano e producono prodotti” per conto sempre del medesimo.
Si tratta di una contraddizione che rasenta però una discriminazione bella e buona e, sopratutto, intollerabile perché il settore ludico e quello dei casino italiani risulta essere quello assolutamente più tartassato e preso di mira. Ma il risultato di tutte queste tasse qual è? Forse assistenza sanitaria per le persone coinvolte nelle forme di gioco problematico? No. Forse assistenza alle famiglie di queste persone che a volte a causa del gioco “perdono veramente tutto”? Altrettanto sicuramente no. Servizi sanitari migliori? La risposta è sempre identica: no e poi no.
Ma allora? A cosa serve tassare in modo spropositato questo settore se poi non si fa nulla per migliorarlo? La risposta rimane nelle teste di chi ci governa che non può continuare a prendere dal gioco senza nulla dare: anzi, il Governo si preoccupa di limitarlo, restringerlo, ridurlo. Insomma metterlo in condizioni di non essere più quell’investimento sul quale basare il futuro di imprenditori che nel prodotto gioco hanno creduto e vi hanno investito sia in capitali che in forze personali.
Negli ultimi tre anni il settore del gioco è stato “toccato” da un aumento della tassazione in ordine di cinque punti. Quindi, se davvero si vuole una riforma del gioco pubblico e si vogliono tutelare le imprese del gioco e gli stessi giocatori, forse il primo passo che si dovrebbe compiere è quello di garantire la sua sopravvivenza. Se così non fosse si finirebbe per affossare il gioco lecito e far “risorgere dalle ceneri” il gioco illegale, vero ed unico gestore dei videopoker e delle bishe clandestine: un bel ritorno al passato non c’è che dire.