La Provincia autonoma di Bolzano non esporrà sui suoi edifici pubblici il Tricolore il 24 maggio per ricordare il centenario dell’entrata nella Grande Guerra dell’Italia e il sacrificio delle centinaia di migliaia di italiani morti per completare l’unificazione del Paese, contro l’invasore austriaco.
Il presidente Arno Komptascher, della SVP – Sudtiroler Volkspartei, ritiene infatti che «L’indicazione di Roma di ricordare in questo modo l’inizio del conflitto è incomprensibile e sbagliata. Avremmo invece volentieri seguito un eventuale invito a mettere le bandiere a mezz’asta, che sarebbe stato il modo giusto per ricordare le vittime di questa tragedia».
Un modo decisamente alternativo, per dissentire dalla giornata di commemorazioni che si avranno in tutt’Italia per ricordare l’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra, il 24 maggio 1915, al fianco delle potenze dell’Intesa contro l’ex alleato austro-ungarico.
Un modo forse per rivendicare una nazionalità da sempre contesa fra “simpatie tedesche” e appartenenza amministrativa italiana (con lo Stato italiano che ha tra l’altro riconosciuto all’intero Trentino-Alto Adige la peculiarità di Regione a statuto speciale).
Proprio ieri la Provincia autonoma di Bolzano ha inaugurato una mostra fotografica che si potrà visitare solo online sul sito dell’archivio provinciale all’indirizzo: http://bildarchiv.prov.bz.it/SLA_expo/categories/234.
L’Archivio provinciale raccoglie, conserva, cataloga e pubblica le immagini di documenti forniti anche da privati cittadini, imprese e pubbliche istituzioni. Sono oltre 160 le immagini suddivise in nove temi che riguardano la prima Guerra mondiale: dal fronte alla propaganda, dai diari di guerra al termine del conflitto bellico.
Presentando la mostra, Kompatscher aveva detto che «Il nazionalismo e l’imperialismo hanno portato alla prima grande catastrofe del XX secolo. È importante trarre da questa tragica esperienza della storia le giuste chiavi interpretative per l’attualità ed il futuro. Non dobbiamo dimenticare da dove veniamo, per sapere dove stiamo andando ed a mio avviso l’unica strada percorribile è quella dell’Europa unita con le sue molteplicità, la collaborazione e la pace».