Che l’Italia fosse la patria del cemento, dell’abusivismo edilizio e delle costruzioni in deroga a qualsiasi piano paesistico era notizia nota e stranota. Ma i dati forniti dal rapporto dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sul consumo di suolo nel 2013 sono a dir poco agghiaccianti. E mostrano una tendenza all’incremento della cementificazione a dir poco spaventosa
Un’enorme coperta grigia ingoia ogni giorno 55 ettari di Penisola, si parla addirittura di 6-7 mq di territorio persi ogni secondo. Una distruzione permanente su tutto il territorio italiano, dovuto principalmente a nuove infrastrutture, insediamenti commerciali ed espansione di aree urbane a bassa densità.
I numeri forniti dall’Ispra lasciano sconsolati, perché si riferiscono anche alle tanto decantate – e mai sufficientemente protette – bellezze del territorio italiano, riconosciute da secoli a secoli da tutte le altre nazioni del mondo.
Quasi il 20% della fascia costiera italiana, equivalente all’intera costa della Sardegna, è considerato irrimediabilmente perso: oltre 500 kmq di territorio dato in pasto al “dio cemento”, con evidenti problemi di cura e manutenzione del territorio.
A farne le spese anche 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9% del territorio di zone a pericolosità idraulica (a rischio idrogeologico, praticamente) e il 5% delle rive di laghi e fiumi.
L’invasione del cemento arriva a toccare anche aree considerate inaccessibili: consumato anche il 2% di montagne, aree a pendenza elevata e zone umide. Un’ondata di cemento che attanaglia in modo preoccupante anche gli ultimi scampoli di paradiso italico.
Andando nello specifico delle varie regioni, il consumo di suolo supera il 5% in 15 regioni: valori più alti in Lombardia e Veneto (10%). In altre regioni come Campania, Puglia, Emilia Romagna, Lazio e Piemonte i valori sono compresi tra il 7 e il 9%.
La Liguria dimostra di non aver imparato nulla dalle alluvioni disastrose degli ultimi anni: questa regione si becca la maglia nera nella copertura di territorio entro i 300 metri dalla costa (40%). Mentre l’Emilia Romagna, con oltre 100.000 ettari, detiene il “primato” delle zone a rischio idraulico, con oltre 100.000 ettari.
A livello comunale, a detenere la maglia nera di consumo del suolo sono i comuni delle province di Napoli, Caserta, Milano e Torino, che oltrepassano il 50% di cementificazione raggiungendo in alcuni casi anche il 60%. Il record assoluto, con l’85% di suolo sigillato, va al piccolo comune di Casavatore (NA).
Se tutto il mondo è paese, tutt’Italia (o quasi) è cemento.