Abel Ferrara è il discusso regista di “Pasolini“. Il suo film, presentato al Festival del Cinema di Venezia, raggiunge oggi per la prima volta le sale cinematografiche italiane. Nel cast, nel ruolo del protagonista, William Defoe, Ninetto Davoli e Riccardo Scamarcio.
Realizzare una pellicola su Pasolini è un lavoro al tempo stesso semplice e complesso. La facilità dell’operazione risiede nella vita di quest’uomo che di per sé è più vicina ad un film che alle nostre banali realtà. La difficoltà nella totale impossibilità di afferrarne l’anima fino in fondo.
Ecco perché l’impresa di Abel Ferrara è stata coraggiosa oltre che ambiziosa. “Pasolini” è una pellicola non convenzionale, così come l’uomo che l’ha ispirata. Il tempo della narrazione ripercorre gli ultimi giorni di vita dello scrittore – regista fino al momento del suo assassinio.
Il “Pasolini” portato a Venezia rispecchia in pieno i canoni stilistici della narrazione anticonformista a cui il grande scrittore ci aveva abituato. Al contempo sembra lasciar svolgere in parallelo, senza mai toccarsi, i moti dell’animo del protagonista, micro e macro storia.
Abel Ferrara ricostruisce così dettagliatamente gli ultimi giorni di vita di Pasolini partendo da un gran numero di fonti; dai resoconti scritti alle testimonianze di chi lo conobbe e lo frequentò, dai suoi manoscritti ai progetti cinematografici. Ne viene fuori una pellicola sui generis, particolare.
Scarsamente compreso a Venezia, il regista di “Pasolini” spera che il grande pubblico possa intuire la verità che traspare dalla pellicola, il pieno adeguamento allo stile di vita e al pensiero del grande scrittore. Ferrara, come Pasolini, mostra così la sua estraneità al pensiero comune.