L’Adorazione dei Magi è una delle tele più note e più belle del genio italiano per antonomasia; Leonardo da Vinci. L’opera, danneggiata dal tempo, stava perdendo la lucentezza dei colori ed i suoi preziosismi cromatici. Il restauro del dipinto sembrerebbe riuscito.
L’Adorazione dei Magi sarebbe stata realizzata da Leonardo nell’ultimo scorcio del ‘400 dietro commissione di alcuni religiosi. La tela venne lasciata incompiuta diventando, proprio per questo motivo, l’esempio più noto della cosiddetta tecnica dello sfumato leonardesco.
L’opera, enorme, raffigura quindi la Madonna, i Magi, Gesù ed un gruppo disomogeneo di astanti. I disegni sono già ben definiti, ma soltanto una parte di essi reca alcuni accenni di colore. Leonardo infatti avrebbe pensato a questi dettagli in un secondo momento.
Nonostante l’uso di questa tecnica pittorica, capace di lasciare molte zone chiare sulla tela, l’Adorazione dei Magi stava lentamente assumendo delle tinte fosche, scure. Questa mutazione dell’opera di Leonardo è stata attribuita dagli specialisti all’azione del tempo.
In particolare sul dipinto si sarebbero accumulate, come avviene normalmente, polvere ed agenti inquinanti. Inoltre, dopo più di 600 anni, i materiali utilizzati da Leonardo per dar vita alla sua opera, stavano iniziando a corrodersi conferendo alla tela una colorazione tendente al bruno.
Per questo, già nel 2011, l’Adorazione dei Magi venne staccata dalla parete riservatale agli Uffizi (Firenze) per trovare posto al centro di restauro più famoso al mondo; l’Opificio delle Pietre Dure. Qui il dipinto di Leonardo sta lentamente tornando ai vecchi fasti.
Nonostante il restauro non sia stato ancora del tutto completato, pare che gli specialisti incaricati di restituire l’antico splendore alla tela di Leonardo stiano facendo un buon lavoro. L’Adorazione dei Magi infatti, nell’area trattata, è stata perfettamente ripulita.
Il “non finito” è la caratteristica produzione del genio. Come il “non luogo”, il “non nome”, il “non tempo”, ecc… L’astuto Ulisse crea un “non nome”, Nessuno, per ingannare Polifemo, e un “non luogo”, il cavallo di legno, per ingannare i troiani. Queste entità frutto di processi ricorsivi, speculari sono state usate anche da Gesù e Michelangelo. Quest’ultimo nella scultura diede origine al termine. L’Adorazione è un non finito e non un opera incompleta, perché l’autore si ritrasse sul bordo destro (per chi guarda), mentre si dirigeva a Milano. Si rappresentò mentre usciva dal quadro, lasciandolo incompiuto . Cfr. Ebook/book di Ravecca Massimo: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.