Si accendono i toni della discussione sull’argomento riforma lavoro e articolo 18; dopo le parole di ieri di Susanna Camusso, il Premier Renzi risponde con un video su Youtube accusando i sindacati di voler difendere solo le ideologie senza pensare ai veri problemi della gente.
Renzi respinge le contestazioni di quei sindacati che nel corso degli anni hanno permesso che si venisse a creare quella grande ingiustizia con la spaccatura tra chi ha un lavoro e chi non ce l’ha e con i tanti co.co.co e co.co.pro condannati al precariato. Il Premier aggiunge che il suo obiettivo non è seguire il modello Tatcher, ma arrivare a creare un mercato del lavoro “giusto”.
I sindacati intanto continuano a mobilitarsi: oltre alla manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil, anche la Fiom e le sigle del pubblico impiego hanno deciso di scendere nelle piazze per protestare contro la riforma lavoro. Alle manifestazioni si potrebbe aggiungere uno sciopero generale.
Anche all’interno del partito di cui è segretario Renzi si sono create delle spaccature (ad esempio Fassina ha definito inaccettabile il testo del Jobs Act) e il tentativo di Delrio di minimizzare (dicendo che le discussioni aiutano a migliorarsi) non riesce a nasconderle. Alfano, invece, stavolta si schiera dalla parte di Renzi e svela la sua volontà di aiutarlo nel tentativo di superare i conservatorismi degli esponenti del PD.
Per quanto riguarda i tempi, Filippo Taddei (responsabile per l’Economia del PD) ha detto che l’obiettivo è far approvare la legge delega in Senato entro l’8 Ottobre: probabile che le sigle sindacali decidano di mobilitarsi con manifestazioni e pacchetti di sciopero proprio in prossimità di qualla data.
Critiche a Renzi arrivano dal leader della Cisl Bonanni (il Premier mette tutti i sindacati sullo stesso piano) e da quello della Uil Angeletti (che lo invita a scendere dalla cattedra).