Oggi Matteo Renzi ha tenuto alla Camera il suo discorso programmatico in cui ha esposto il piono di Mille giorni, definiti dal Premier come l’ultima possibilità per il Paese di recuperare il tempo perso. Gli argomenti coinvolti sono tanti e Renzi ammette che l’importanza è tale che è disposto a perdere il consenso pur di andare avanti con le riforme in modo che l’Italia al termine del periodo sarà di nuovo “in pista”.
Prima di affrontare il discorso sui Mille giorni Renzi ha confermato la bontà della scelta di Antonio Descalzi come amministratore delegato dell’Eni: un avviso di garanzia non può cambiare la politica industriale del Paese.
Un obiettivo da raggiungere con urgenza è quello di far ripartire la crescita grazie all’occupazione, anche se gli ultimi dati (83000 occupati in più) non sono ancora sufficienti; la strada che verrà seguita è quella del taglio del costo del lavoro, iniziata con il taglio del 20% dell’Irap.
Il Presidente del Consiglio avvisa che al termine dei Mille giorni (quindi alla scadenza della legislatura nel Febbraio del 2018) il mondo del lavoro sarà molto diverso da quello attuale: non deve esserci più quella disparità che divide i lavoratori in cittadini di serie A e serie B. L’intervento va fatto in fretta, quindi se in Parlamento il dibattito si trascinerà per troppo tempo, il Governo interverrà con le misure di urgenza.
Renzi esprime soddisfazione per la disponibilità (ancora solo verbale) mostrata dalle banche di investire i duecento miliardi della Bce nel finanziamento di piccole e medie imprese. Sulla riforma della giustizia spera che finalmente porti la cancellazione dello scontro ideologico del passato, rimarcando che l’indipendenza della magistratura è un valore assoluto e che deve essere sempre rispettato.
La legge di stabilità del 2015 individuerà le risorse per rendere possibile l’allargamento degli ammortizzatori sociali, ma questi saranno ampiamente rivisti (non ci saranno più gli strumenti della cassa integrazione, ma un unico strumento uguale per tutti).
L’urgenza è stata dichiarata anche per la legge elettorale: il Premier conferma la volontà di aprire il dialogo, non su alcuni punti che sono considerati non modificabili, ma il tema non può essere più rimandato (anche se non verrà utilizzato per andare subito alle elezioni).