Quando arriva una bolletta del gas o dell’energia elettrica che ritiene errata, spesso il padrone di casa decide di non pagarla senza dare avvisi o spiegazioni, sbagliando, perché la società erogante inizierebbe una procedura spiacevole (con solleciti di pagamento, interessi, sospensione della fornitura fino alla risoluzione contrattuale con richiesta di risarcimento danni): la soluzione giusta è la contestazione della bolletta.
La prima cosa da fare è cercare di comportarsi nel modo più diligente possibile, pagando entro la scadenza la parte della somma non contestata con un bollettino non precompilato con indicazione nella causale cosa si sta pagando. Contestualmente si dovrebbe inviare una comunicazione scritta all’azienda chiedendo chiarimenti e allegando la copia del bollettino pagato.
Per essere sicuri di non correre i rischi legati al mancato pagamento si può anche decider di pagare l’intero importo previsto dalla bolletta e richiedere nel reclamo la restituzione di quanto non era dovuto.
Entro 40 giorni la società è tenuta a rispondere; se non lo ci si può rivolgere all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) inviando una segnalazione. La società che ha ricevuto il reclamo non può interrompere la fornitura o provare il recupero di quanto non ricevuto tramite sistemi indennitari.
Una volta ricevuta la risposta dalla società, il cliente deve valutarne l’adeguatezza (magari facendosi aiutare da tecnici ed esperti) e decidere, se la società rifiuta la contestazione della bolletta, se proseguire con il contenzioso presso le autorità competenti, che sono Aeeg, il giudice ordinario e un organismo di conciliazione.
Se il reclamo e la segnalazione all’Aeeg non hanno successo, il cliente può ancora rivolgersi al giudice ordinario. Durante il giudizio le due parti avranno sempre la possibilità di provare un tentativo di conciliazione.