L’Italia, purtroppo, è soggetta a patire gli effetti di un’intenza attività sismica. Alla luce degli ultimi terremoti verificatisi in questi giorni è possibile affermare che il rischio di dissesti idrogeologici causati da sismi, aumenta in maniera esponenziale: bisogna quindi correre ai ripari.
La penisola italiana è, insieme al Giappone, una delle zone del pianeta maggiormente esposta al rischio di terremoto. A questi, almeno nel nostro paese, seguono spesso delle frane o dei deterioramenti del terreno, potenzialmente più pericolosi dei sismi.
Tale fenomeno, in rapporto agli anni precedenti, sembrerebbe verificarsi con una frequenza nettamente maggiore. Si stima infatti che i dissesti idrogeologici o il deterioramento dell’ambiente naturale successivo a sismi più o meno intensi si verifica circa nel 12% dei casi.
La particolare conformazione del nostro territorio, inoltre, predispone tutta l’Italia a questo genere di pericolo; nel nostro paese non esisterebbero zone sicure dal deterioramento dell’ambiente legato al verificarsi di sismi. Questo dato dovrebbe farci riflettere.
I geologi italiani, a seguito di alcuni studi compiuti in merito, hanno suddiviso le potenzialità di rischio in tre diverse fasce. I comuni che risentirebbero maggiormente dei dissesti idrogeologici legati ai sismi, prenderebbero il nome di Zona 1 e Zona 2.
Quelli relativamente più sicuri sarebbero stati ribattezzati Zona 3. I dati inquietanti raccolti in occasione di questi studi avrebbero spinto i geologi a lanciare un’ulteriore appello per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente. A preoccupare gli studiosi non sarebbe solo la crescente piaga dell’abusivismo edilizio.
Come già in passato è stato più volte spiegato, sarebbe consigliabile evitare il disboscamento di colline e montagne; le radici degli alberi contribuirebbero a trattenere il terreno smosso dai sismi, evitando quindi le frane. Sarebbe inoltre il caso di agevolare la costruzione di edifici antisismici.