Il Governo ha preparato una serie di riforme che dal primo gennaio di quest’anno hanno rivoluzionato la tracciabilità del pagamento degli affitti con l’obiettivo dichiarato di contrastare il problema degli affitti in nero.
Inizialmente la norma prevedeva che nessun tipo di affitto (ad eccezione dei box e dei mobili ad uso commerciale) potesse essere pagato in contanti, ma solo tramite assegno, bonifico o carta di credito, ma in seguito il Ministero dell’Economia ha deciso che tutti gli affitti inferiori ai 1000 euro possono essere pagati in contanti, ma solo se il proprietario dell’immobile rilascia una ricevuta che attesta l’effettuazione del pagamento.
Sicuramente questo ha reso tutto più comodo, soprattutto per coloro che affittano le case a turisti e studenti, dato che il limite dei mille euro è da considerarsi a persona: in pratica, tutto come prima.
Per coloro che non rispettano le regole sul canone e sulle modalità di pagamento degli affitti sono previste delle sanzioni il cui importo può variare dall’1% al 40% dell’affitto versato, con un minimo stabilito dal Tesoro di 3000 euro.
Gli inquilini che denunciano i proprietari di casa che vogliono pagamenti irregolari non godono più della possibilità di pagare un canone di affitto ridotto e non è escluso (questo è quello che temono i Sindacati Inquilini) che in futuro gli inquilini che propongono questo tipo di denuncia possano anche incorrere in una rivendicazione per morosità.
I tanti cambiamenti e i dietrofront fatti dal Tesoro sulla normativa non hanno permesso a padroni di casa e inquilini di capire appieno il senso della riforma e in alcuni casi la confusione continua a regnare.