Il plurimo omicidio di via Caravaggio, consumatosi a Napoli nell’ormai lontano 1975, si arricchisce di un nuovo mistero; la stampa ha oggi reso noto che nei giorni scorsi qualcuno, tramite lettera anonima, ha consentito agli inquirenti di ritrovare almeno l’arma del delitto.
E’ la notte tra il 30 ed il 31 ottobre del 1975. La famiglia composta da Domenico Santangelo, Gemma Cemmane e la figlia Angela, viene barbaramente uccisa. Il delitto, ad oggi, resta ancora impunito. Le tre vittime sono state sgozzate da una o forse più mani ignote. I sospetti ricadono subito su un familiare.
I cadaveri dei coniugi Santangelo vengono ritrovati nella vasca da bagno. Con loro anche il cagnolino, ucciso insieme ad i suoi padroni. Angela invece giaceva avvolta in una coperta, adagiata sul suo letto. L’omicidio balzò all’attenzione della cronaca circa 8 giorni dopo.
Nessuno infatti prima di allora si accorse dello strano silenzio che avvolgeva l’abitazione né si insospettì per l’assenza di contatti con le tre vittime dell’omicidio. Lo scorso giovedì, notizia resa pubblica oggi, qualcuno ha mandato una lettera firmata Blue Angel alla redazione di un noto quotidiano nazionale.
L’anonimo informatore non si limita a fornire notizie dettagliate sull’arma del delitto e sul posto in cui per tutti questi anni è stata nascosta, ma sostiene anche che ad uccidere la famiglia Santangelo fu un medico. Non è la prima volta che l’ignoto testimone cerca di far luce sul delitto di via Caravaggio.
Più di un anno fa, sostiene ancora l’informatore, una lettera, ancora firmata Blue Angel, era stata inviata alla Procura di Napoli. Grazie a questa testimonianza anonima è stato possibile risalire al DNA dell’assassino, un nipote della signora Gemma, principale sospettato dell’omicidio sin dal 1975.