Il M5S chiede di attuare un taglio degli stipendi per tutti i deputati attualmente in carcere, ma l’ ufficio di presidenza della Camera rifiuta la proposta. La reazione dei grillini non può che essere furiosa. Il rifiuto è stato motivato dalla Camera adducendo impedimenti tecnici.
Il M5S, traendo spunto dalla controversa vicenda di Francantonio Genovese (esponente del PD costretto agli arresti domiciliari a cui viene regolarmente versato un cospicuo stipendio in cui però non sono compresi diaria e rimborso spese), ha chiesto di tagliare gli stipendi dei deputati agli arresti.
Anche se forse, almeno secondo l’opinione pubblica, sarebbe giusto eliminarli del tutto, il M5S ha comunque colto il malcontento generale e se ne è fatto promotore alla Camera. La proposta di legge avanzata dai grillini non è stata accolta e, per il momento, nulla cambia.
Ad impedire quello che, forse per convinzione personale, forse per la dottrina del politicamente corretto, tutti alla Camera hanno mostrato di etichettare come un provvedimento valido, è la mancanza di una legge in proposito; l’amministrazione di Montecitorio non può agire senza una legge ad hoc.
Le proteste del M5S sono state particolarmente accese. Subito il partito di Grillo ha quindi rincarato la dose chiedendo che venga emanata una legge per cui, oltre che dello stipendio, i deputati arrestati vengano privati anche dei vitalizi e delle pensioni.
Tale richiesta deve essere applicata soprattutto nel caso in cui i deputati risultino corrotti o collusi con la mafia. Ammesso che la Camera non possa agire senza avere a disposizione una legge in materia, ci chiediamo perché la proposta del M5S non sia ancora stata considerata dai nostri legislatori.