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La direzione nazionale del SEL, acronimo di Sinistra Ecologia e Libertà, ha rifiutato le dimissioni di Nichi Vendola che, proprio in questi giorni, ha polemizzato contro il PD (scorretto in quanto in piena “campagna acquisti”) e un governo che includa Alfano tra i suoi rappresentanti.
L’idea di dimettersi dal partito di cui è presidente è scaturita proprio dalla diaspora che negli ultimi giorni ha suggerito l’idea di un SEL ormai in agonia; tra i nomi più noti si ricordano i deputati Zan, Pilozzi e Lavagno(adesso Partito Misto), e il tesoriere Boccadutri (ora PD). Questo atteggiamento ha indisposto parecchio Vendola.
A tal proposito si è parlato di una crisi interna, ma, prontamente, Vendola ha replicato che il SEL ha soltanto perso qualcuno dei suoi membri, ciò non significa che il partito vessa in una situazione di agonia o che smetterà di rincorrere i propri ideali.
Questa circostanza è stata da Vendola definita come una sorta di grande “campagna acquisti“. Le polemiche del presidente del SEL si sono poi estese ad altri ambiti dell’attuale governo. Particolarmente duro il giudizio nei confronti di Alfano, rappresentante di una destra che approva le politiche di austerity imposte dalla Merkel.
Dopo alcune ore di riunione, la direzione nazionale del SEL ha anche approvato la relazione conclusiva del presidente Vendola. Nulla insomma parrebbe cambiare nelle alte sfere di Sinistra Ecologia e Libertà che, perso qualcuno dei suoi rappresentanti, non chiude comunque i battenti.
Vendola adesso deve riorganizzare il suo partito; il 12 luglio si terrà infatti un’assemblea nazionale, mentre nell’immediato avranno luogo le varie assemblee regionali del SEL. La sua politica insomma, pur dichiarandosi aperta al dialogo, proseguirà nell’ottica del “tutti sono utili, nessuno è fondamentale”.
