Maria Cinquepalmi anni 14, Matilde Doronzo 32 anni, Giovanna Sardaro 30 anni, Antonella Zaza 36 anni ed infine Tina Ceci di anni 37. Sono questi i nomi delle cinque giovani donne, tra di esse una bambina, rimaste uccise al seguito del crollo della vecchia palazzina in Via Roma a Barletta, in quella tarda e tragica mattinata di lunedì 3 ottobre 2011, risultata per loro fatale.
Subito dopo il crollo è stato aperto un fascicolo d’indagine, condotta dal Pubblico Ministero della Procura di Trani, Giuseppe Maralfa. Oggi arriva il primo verdetto. Sono state iscritte sul registro degli indagati a seguito della strage di Barletta, nove persone, tra di esse il papà della quattordicenne rimasta uccisa al seguito del crollo, Salvio Cinquepalmi. I reati ipotizzati sul quale la Procura indaga sono disastro colposo e omicidio colposo plurimo.
Oltre a Salvio Cinquepalmi, titolare del piccolo maglificio attiguo, rimasto coinvolto dal crollo della palazzina, ci sono i nomi del dirigente responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Francesco Gianferrini, l’ingegnere Rosario Palmitessa, il direttore dei lavori del cantiere in cui sarebbe dovuto sorgere il nuovo stabile, Giovanni Paparella, il geometra Roberto Mariano e il vigile urbano Giovanni Andriolo; inoltre sul registro degli indagati anche i responsabili dell’impresa che stava effettuando i lavori, Salvatore e Andrea Chiarulli, e l’amministratore unico dell’impresa costruttrice, Cosimo Giannini.
Morire per 3,95 euro l’ora e in nero. E’ questa la triste realtà del piccolo maglificio di Barletta, nel quale a seguito del crollo della palazzina hanno perso la vita 4 giovani operaie, che quotidianamente si apprestavano a molte ore di lavoro (tra le 8 e le 14 a seconda delle necessità).
Superficialità nei lavori? Superficialità nei sopralluoghi da parte dei competenti? Chi darà nuovamente le vittime del crollo all’affetto dei cari? Nessuno, quantomeno giustizia per queste cinque giovani donne rimaste uccise, potrà essere fatta. La Procura indaga sui colpevoli, in un fatto di cronaca cui la superficialità regna sovrana.
Sgomento anche per il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che con queste parole da Biella ha voluto ricordare le vittime di Barletta:
«Attenzione, i meridionali a volte lavorano in condizioni bestiali. A Barletta quelle giovani donne lavoravano in nero per 3,95 euro l’ora, non si sa per quante ore al giorno e senza contratto. Quando sono andato nel Mezzogiorno io non sono mai stato indulgente per quello che non va. Però queste sono situazioni abnormi e illegali. Nessuno può onestamente far carico a quelle donne di avere accettato quelle condizioni terribili di lavoro e di insicurezza per guadagnare l’indispensabile. Questo non è soltanto lo specchio di un’economia arretrata, spesso è anche lo specchio di un’Italia che lavora, che fatica nel senso più pesante del termine e che produce come può»
L’ARTICOLO 5 GIOVANI OPERAIE MORTE PER 4 EURO L’ORA (IN NERO)