Questa sera a partire dalle ore 21.10 appuntamento su Rete4 con la seconda puntata di “Quarto Grado“, il format di cronaca nera condotto da Salvo Sottile in collaborazione con Sabrina Scampini; si tornerà a parlare del caso ancora irrisolto di Melania Rea, la ventinovenne di Somma Vesuviana, scomparsa lo scorso 18 aprile dal Pianoro di Colle San Marco e ritrovata due giorno dopo presso il Bosco “Le Casermette” a Ripe di Civitella nel Tronto. Secondo gli inquirenti ad uccidere la giovane donna è stato il caporal maggiore del 235esimo Piceno, Salvatore Parolisi, marito della povera Melania.
Salvatore è infatti indagato unico per l’omicidio volontario aggravato della donna, e rischia di scontare la pena con l’ergastolo. Tuttavia le indagini sono tutt’altro che chiuse, e sono molti i dubbi che gli investigatori debbono ancora sciogliere prima dell’inizio del processo all’ex addestratore di reclute femminili della caserma “Clementi”. Parolisi, per ovvi motivi, è tenuto in isolamento; solo assieme ai suoi tanti pensieri, con le angosce e le preoccupazioni che da tempo lo tormentano. Salvatore, dopo molteplici dichiarazioni d’innocenza concesse alle varie trasmissioni tv prima del suo arresto, è stato per molto tempo in silenzio, limitandosi ai saltuari incontri con qualche familiare e i due suoi avvocati difensori, Nicodemo Gentile e Walter Biscotti. Sino ad oggi.
Questa sera, “Quarto Grado“, pubblicherà in esclusiva, una lettera scritta da Salvatore Parolisi alla nota trasmissione televisiva, una lettera recapitata alla giornalista Ilaria Mura, il cui contenuto esclusivo sarà pubblicato in tv questa sera; pubblichiamo di seguito, alcuni passi essenziali della lettera di Salvatore Parolisi, ed intitolata “Detenuto Innocente”: “Il carcere è un mondo nel mondo e solo chi lo vive può capire quanta sofferenza può dare. Sofferenza che diventa dolore lancinante quando lo si vive da innocente, come succede a me” – poi continua – “Ormai sono l’uomo al muro: niente mi è stato perdonato, la mia difficoltà di ammettere subito un errore commesso è diventata la mia condanna. Non mi viene perdonato il tradimento, anche se ormai alcuni giudici hanno scritto che tradire non è reato e che quello non può essere il movente. Sono molto dispiaciuto del fatto che rispetto alla mia difesa, molte cose contestate non hanno avuto ancora nessuna risposta, oppure risposte superficiali e poco credibili” – poi contunua affermando di essere “…molto amareggiato per il fatto che devo vivere il carcere, soprattutto lontano da mia figlia Vittoria che ancora, senza validi motivi, non sono riuscito a stringere a me… neanche un bacio né una carezza…sentire il suo profumo, ricordando anche mia moglie e ricaricandomi di forza d’animo…” – poi Salvatore conclude – “Soffro e continuerò a soffrire con la certezza, però, che la stessa giustizia che oggi mi accusa ingiustamente, quanto prima farà il suo corso, affermando la mia assoluta estraneità ai fatti. Così tante persone apriranno gli occhi per chiedere scusa”.