Potrebbe essere considerata una piccola consolazione, dato che nessun film italiano è in concorso: infatti, “Sicilian Ghost Story” ha aperto la Semaine de la Critique (prima volta per un lavoro italiano), conquistando il pubblico, che ha dimostrato il suo consenso e la sua ammirazione con un lungo applauso durato dieci minuti!
Già nel 2013 gli autori siciliani Fabio Grassadonia e Antonio Piazza avevano riscosso un grande consenso, sempre nella medesima sezione, con “Salvo”, loro opera prima, definito “il miglior esordio italiano dell’anno”.
Sicilian Ghost Story non ha una vera è propria definizione di genere, affonda le proprie radici nel reale per addentrarsi nel fantasy, e persino nella ghost story. Dicevamo che il nucleo della storia è costituito da un fatto di cronaca, il solito male siciliano, la mafia, però trattato insolitamente dagli autori siciliani, lontani dagli stereotipi della fiction televisiva: la triste vicenda che viene ricordata in 182 minuti è quella che ha colpito un ragazzo dodicenne, Giuseppe, figlio del pentito Santino di Matteo nel 1993, rapito e tenuto prigioniero per 779 giorni, fino ad essere ucciso e disciolto nell’acido.
Realtà e fantasy sopravvivono su uno stesso piano, in un rapporto mantenuto vivo grazie al legame tra i due protagonisti, Giuseppe, che improvvisamente scompare nel nulla, e Luna, innamorata di lui, capace di addentrarsi in quella dimensione onirica e comunicare con Giuseppe.
Anche l’ambientazione è insolita, non è la costa, il mare o il colore giallo delle zolfare siciliane a prevalere, ma un paesaggio montuoso, annebbiato, ricco di acqua, che ci fa conoscere e ammirare un nuovo scenario siciliano, tra i laghi e le foreste del Parco dei Nebrodi.
Il cast del film viene fuori da una selezione durata nove mesi in Sicilia, i protagonisti si chiamano Julia Jedlikowska (Luna), polacca palermitana, e Gaetano Fernandez (Giuseppe) del quartiere Zisa di Palermo, entrambi esordienti insieme a: Corinne Musallari, Lorenzo Curcio, Andrea Falzone, Federico Finocchiaro.