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Dopo l’autopsia effettuata sui corpi dei nove italiani morti a Dacca, in Bangladesh, emergono particolari agghiaccianti.
I terroristi avrebbero torturato in modo incredibile i nostri connazionali, mutilandoli con machete e spegnendo mozziconi di sigarette sui loro corpi, senza neanche dare loro il colpo di grazia.
Queste notizie risultano anche dalle dichiarazioni dei sopravvissuti alla strage, che hanno raccontato come i jihadisti avrebbero costretto gli ostaggi persino a dare la password dei loro telefonini per poi mandare ai familiari le foto delle torture e diffondere i video e le immagini su internet.
Gli attentatori avrebbero anche costretto il personale del ristorante a spegnere il wi fi e avrebbero portato con se anche dei computer.
Ora i jihadisti starebbero condividendo le immagini delle torture con altri componenti dell’ISIS su internet e si starebbero trasferendo su piattaforme social più piccole, come l’app di Telegram, Facebook e Twitter.
Le autorità del Bangladesh hanno annunciato che creeranno misure per approfondire la lotta al terrorismo, soprattutto il terrorismo a livello informatico o che riguarda diffusione di immagini e post su diversi siti internet.
L’attentato di Dacca ha fatto aprire gli occhi alle autorità del Bangladesh su come i terroristi oggi vengano arruolati anche e soprattutto grazie ai social network.
Il Governo del Bangladesh ha eliminato da YouTube diversi video di reclutamento o di prediche religiose, soprattutto di Jashim Uddin Rahmani, condannato a cinque anni di prigione nel dicembre scorso per aver incitato in una delle sue prediche ad uccidere il blogger ateo Ahmed Rajib Haider.
L’autopsia dei corpi è stata effettuata al Policlinico Agostino Gemelli. Subito dopo il pm Francesco Scavo ha firmato il nulla osta per la restituzione delle salme alle rispettive famiglie.
Questa è sicuramente una strage di tipo terroristico che ha lasciato sgomenti tutti gli italiani e su cui il Governo italiano ha già dichiarato di voler fare chiarezza
