Un’altra immigrazione è possibile. Si parla tanto di emergenza immigrati in Italia e c’è chi, anche nel profondo Nord, mette da parte gli isterismi e tira fuori delle belle idee. È il caso di Comerio.
Il sindaco della cittadina del Varesotto, Silvio Aimetti, metterà a disposizione da metà agosto una casa di sua proprietà per accogliere alcuni migranti. «Che poi dicono sempre perché non li ospiti a casa tua? Ecco io l’ho fatto», dice il primo cittadino, con orgoglio e col sorriso sulle labbra.
Quella cui Aimetti sta dando vita è comunque una piccola rivoluzione, che potrebbe essere d’esempio anche in altre realtà del Paese. La casa del sindaco ospiterà un numero di immigrati fissato dalla Prefettura ma non finisce qui. Il progetto di integrazione/inclusione è molto più ampio e coinvolge sia migranti che cittadini.
Comerio ospiterà i profughi, li coinvolgerà in lavori di pubblica utilità, li integrerà ed impegnerà i cittadini disoccupati della propria città con stage lavorativi nelle cooperative coinvolte. Lavoro sia agli italiani che non.
Una bella idea per capire che alla fine si è tutti insieme, sulla stessa barca, e bisogna remare insieme, e senza scafisti stavolta, in nome del bene comune.
«Si tratta di ospitare delle persone, renderle attive con dei lavoretti di volontariato che stiamo cercando di individuare», ha spiegato Silvio Aimetti.
Comerio ha insomma raccolto con intraprendenza i numerosi appelli giunti nelle scorse settimane da personalità quali Papa Francesco ed il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Quello del Papa – sottolinea il sindaco – è stato un appello che ho sentito molto forte».
L’abitazione messa a disposizione dal sindaco è stata concessa a titolo gratuito a ‘Lotta contro l’emarginazione Onlus’; la stessa cooperativa si è poi impegnata a farsi carico di stage lavorativi dedicati alle persone disoccupate nel comune.
«Io non volevo ricevere alcun affitto – sottolinea Aimetti – ho preferito coinvolgere la cooperativa in stage per chi è senza impiego nella nostra città. Abbiamo due tre situazioni molto critiche, persone che non lavorano da diverso tempo, con diversi problemi personali».
«Semplicemente – spiega il sindaco – si tratta di solidarietà. Il sostegno dei cittadini c’è. Anche qualche commento cafone. «Persone che non conoscono il progetto, accetto critiche solo da chi ha letto e lo conosce», sottolinea il sindaco.
«È chiaro che in questo momento c’è una sorta di martellamento mediatico – conclude il primo cittadino– ma questo progetto è stato creato apposta per poter far capire che si possono accogliere le persone, coinvolgerle e creare un progetto più ampio di solidarietà».
Insomma, un’altra immigrazione – e un’altra Italia – è possibile. Basta mettere da parte squallidi pregiudizi, rimboccarsi le maniche e lavorare insieme.