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La tecnologia fa miracoli. Anche in mezzo al giardino e a un bosco. Provare per credere Pl@ntnet, l’app che riconosce in un attimo la flora circostante con uno smartphone.
Basta scattare una foto e collegarsi a Internet: l’app collega la fotografia a una lista di fiori i più vicini possibili a quelle della foto.
L’innovativa e bellissima applicazione sbarca dalla Francia, nata da un progetto del 2013 grazie al Cirad (Centre de coopération internationale en recherche agronomique pour le developpement) che con i finanziamenti della Fondazione Agropolis, Unione europea e Stato francese ha messo in piedi un software per cellulari.
Il principio di identificazione dell’app – completamente gratuita, e disponibile per Android e iOs – si basa sul riconoscimento visuale a partire dalla forma, colori e altre caratteristiche della flora.
Le immagini sono verificate da un algoritmo che ne estrae le differenze. Se la foto è ambigua il server risponde all’interrogazione dando più opportunità. L’applicazione però non si limita a cercare dei punti di corrispondenza fra le foto e il suo database, ma comprende dei processi di apprendimento che permettono alla app di identificare con precisione crescente gli elementi caratteristici delle specie.
Quindi, non un semplice raffronto con un database predefinito, ma un modo “intelligente” per muoversi nella natura e conoscere i nomi delle bellezze floreali che ci circondano.
Pl@ntnet si basa poi su una piattaforma collaborativa: gli utenti possono contribuire con le loro foto al database, come già avvenuto per l’isola della Reunion, situata a sud est del Madagascar.
Il “cervellone” della app è stato recentemente arricchito dai fiori della splendida isola africana (900 specie di foto e oltre 40.000) e nei prossimi mesi comprenderà anche le specie delle altre isole dell’Oceano Indiano.
Dopo il debutto, con circa ottocento tipologie di fiori, oggi Pl@ntnet raccoglie oltre 4100 specie floreali e l’obiettivo cinquemila sembra a portata di mano. Fino a oggi oltre 400.000 utenti l’hanno scaricata e il progetto, con la speranza che ci siano i soldi, potrebbe allargarsi anche alle piante.
