La missione bianconera è compiuta: la Juventus conquista la finale di Champions League resistendo all’assalto al Santiago Bernabeu del Real Madrid campione in carica.
Una notte storica, quella juventina, non perché in casa loro non fossero abituati a queste piacevoli sorprese, ma perché giunge al termine di un ciclo incominciato improvvisamente quattro anni orsono, dopo anni bui e tra scetticismi generali, e che ora culmina con questo meraviglioso epilogo.
Si era detto già all’andata che le partite dal pronostico più scontato sono quelle che regalano esiti più incerti. E nulla hanno potuto, infatti, Cristiano Ronaldo e soci contro la grinta, il cuore, l‘umiltà e la voglia di riscatto degli uomini di Massimiliano Allegri, che al suo primo anno sulla panchina della Vecchia Signora può davvero sognare un triplete finora riuscito soltanto all’Inter di Mourinho.
Vano è stato l’assalto delle merengues, vano il gol di rigore realizzato da CR7 dopo poco più di venti minuti. Nel calcio vince chi ha più fame e di fame, in questo caso, la Juventus ne aveva tanta, a tal punto da trovare il gol del pareggio realizzato proprio dal Real Alvaro Morata, che tra l’altro si becca gli ingiustissimi fischi del pubblico una volta sostituito nel secondo tempo.
Certo, va detto che i campioni d’Italia hanno rischiato grosso quando Evra è stato autore di un intervento poco trasparente nella sua area di rigore. Ma resta un dettaglio: la Juventus prenota un volo diretto per Berlino – dolci ricordi, quella città, per i colori azzurri – e ritorna in finale dopo 12 anni.
E poco importa se davanti ci saranno gli apparentemente extraterrestri del Barcellona. Allegri sa come si gioca contro i blaugrana e sa come batterli, essendoci riuscito col Milan, pur nei turni precedenti. E una partita secca, come sottolinea lo stesso tecnico livornese, che si gode il momento, è tutta un’altra cosa.
E poi… le partite dal pronostico più scontato sono quelle che regalano esiti più incerti.