Viene ricordato come il Medz yeghern, “Il Grande Male” o il Grande Crimine. È il genocidio, a volte dimenticato, della popolazione cristiana di origine armena compiuto per mano turca nel 1915.
Le uccisioni e i massacri di armeni, siro cattolici, siro ortodossi, assiri, caldei, greci cominciarono nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 con i primi arresti e le prime deportazioni. Dall’inizio del 1915 al 1918, anno della fine della Prima Guerra mondiale, il numero complessivo degli armeni morti varia tra i 500mila e due milioni di morti, anche se il bilancio più diffuso è di 1.2 milioni di persone uccise.
Un numero spaventoso, che però la Turchia ancora non riconosce dopo un secolo dal genocidio perpetrato da Istanbul. Fu infatti l’Impero Ottomano a dare il via e a organizzare la sistematica eliminazione del popolo armeno a causa delle sconfitte subite all’inizio della Grande Guerra per opera dell’esercito russo, in cui militavano anche battaglioni di volontari armeni.
Una storia che però non ha alcuna giustificazione, e che ancora oggi crea non pochi imbarazzi al governo turco – da ultimo, le recentissimi polemiche dei rappresentanti del governo di Ankara nei confronti di Papa Francesco, che aveva parlato del Grande Male come del «primo genocidio del XXI secolo».
I paesi che riconoscono ufficialmente il genocidio armeno sono 22, tra cui l’Italia – anche se fa ancora rumore il silenzio di Renzi sulla questione, mentre in altri è riconosciuto solo da singoli enti o amministrazioni.
Molti altri paesi, tra cui Stati Uniti e Israele, continuano a non usare il termine genocidio per timore di una crisi nei rapporti con la Turchia. Barack Obama si era espresso in favore del riconoscimento prima di diventare presidente degli Stati Uniti, ma da quando è stato eletto, pur promuovendo la pacificazione tra Turchia e Armenia, ha evitato accuratamente di usare il termine.
Oggi a Erevan, capitale del piccolo stato armeno, è prevista la commemorazione solenne del genocidio; ieri la chiesa apostolica armena ha canonizzato 1,5 milioni di vittime.
Alla cerimonia, al Memorial Dzidzernagapert (“forte delle rondini”), interverranno il leader del Cremlino Vladimir Putin e il presidente francese Francois Hollande, che avranno un bilaterale sulla crisi ucraina e sul M.O. Putin incontrerà anche il presidente armeno Serge Sarkisjan.