La natura non smette mai di stupire. La conferma dello «spettacolo che viviamo» arriva direttamente dalla baia di Pozzuoli (NA), in cui sono state scoperte nuove fumarole marine, ossia emissioni di gas vulcanici.
Il braccio di mare interessato dal fenomeno fa parte del super vulcano dei Campi Flegrei, la struttura vulcanica più pericolosa d’Europa.
Rinvenute tra muri romani, antichi basolati e altri reperti di duemila anni fa sommersi nella baia puteolana, a nord di Napoli, le emissioni sono state “scovate” grazie alla mappa del fondale della baia sviluppata dall’Osservatorio vesuviano (Ov) dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), in collaborazione con l’Istituto per l’ambiente marino costiero (Iamc) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Napoli.
Pubblicata sulla rivista Journal of Maps, la ricerca è finanziata dal Ministero dell’università e ricerca (Miur), ed è svolta nell’ambito del progetto Monica (Monitoraggio innovativo delle coste e dell’ambiente marino).
Realizzata grazie a strumenti simili a laser e sonar, la mappa evidenzia le strutture portuali, i complessi residenziali e termali di età romana, come il Portus Iulius e la villa dei Pisoni, sommersi dal mare a causa dei movimenti verticali del suolo all’interno di un contesto da sempre ricco di fumarole.
A esprimere soddisfazione è Renato Somma, ricercatore dell’Ov-Ingv: «Sono state scoperte aree finora sconosciute di emissione di gas vulcanici».
Come spiegato dallo stesso direttore dell’Ov-Ingv e coordinatore del progetto Monica, Giuseppe De Natale, la baia di Pozzuoli rappresenta il punto centrale della caldera dei Campi Flegrei, un’ampia struttura vulcanica che si è formata in seguito a due eruzioni vulcaniche avvenute rispettivamente 39.000 e 15.000 anni fa. L’ultima che ha interessato è del 1538.
L’attività delle solfatare marine dimostra come tutta l’area vesuviana sia una zona sempre in fermento dal punto di vista geologico; una zona tra le più monitorate al mondo, per la compresenza di vulcani, fumarole e solfatare, in un’area vulcanica attiva in cui vivono più di un milione di persone.