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La Corte Europea di Strasburgo si è espressa, in merito all’azione compiuta dalle forze dell’ordine italiane durante l’irruzione alla scuola Diaz di Genova il 21 luglio 2001, nei giorni del G8: «furono atti di tortura».
Così ha stabilito la Corte dei diritti umani, che ha condannato l’Italia nono solo per quanto subito da uno dei manifestanti, ma anche per il fatto di non avere una legislazione adeguata a punire tale reato.
Il ricorso ai giudici europei era stato presentato dall’oggi 76enne Arnaldo Cestaro, che all’epoca partecipò come libero manifestante alle proteste in atto nel capoluogo durante i focosi giorni del G8: il dimostrante veneto, all’epoca 62enne, ha anche ottenuto un indennizzo di 45mila euro.
Nel ricorso presentato, Cestaro ha affermato che quella notte fu picchiato brutalmente dalle forze dell’ordine; per colpa delle percosse subite, l’uomo fu costretto a operazione immediata e ancora oggi risente su di sé delle violenze perpetrategli.
Difeso dall’avvocato Nicolò Paoletti, l’uomo sostiene che i suoi aguzzini avrebbero meritato una punizione adeguata, ma ciò non è mai accaduto: le leggi italiane infatti non prevedono né il reato di tortura né altri simili.
Oggi la Corte di Strasburgo ha dato pienamente ragione a Cestaro: da oggi non solo è riconosciuto che quella fu tortura, ma è anche sottolineato l’inadeguatezza delle leggi italiane, che secondo Strasburgo vanno decisamente cambiate.
A margine della sentenza della Corte UE, ha parlato Giuliano Giuliani, padre del ragazzo ucciso a Piazza Alimonda durante gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine durante quel G8.
Con toni pacati ma soddisfatti, Giuliani ha dichiarato: «Meno male che almeno su questo la Corte europea non ha fatto altro che riconoscere la sentenza della Cassazione: posso solo esprimere un giudizio di soddisfazione per il fatto che la Corte abbia riconosciuto che l’Italia aveva toccato il fondo», ha concluso Giuliani.
