L’avanzata dell’Isis in Libia crea preoccupazione nella comunità internazionale. Nel frattempo l’Egitto ha bombardato, con otto raid, alcuni campi d’addestramento e luoghi di riunione ed arsenali jihadisti dislocati lungo il confine con la Libia.
Cairo ha chiesto un intervento globale contro questa che viene considerata una chiara minaccia alla sicurezza internazionale e alla pace.
Il presidente di Egitto, Abdel Fattah Al-Sisi, e della Francia, Francois Hollande, hanno chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Abdullah al Thani, ovvero il premier del governo libico che viene riconosciuto dalla comunità internazionale, si è appellato nuovamente al dialogo ma in caso di fallimento ha richiesto un’offensiva aerea da parte dell’Occidente per stanare gli jihadisti che controllano vaste aree di Tripoli, sottolineando che, in caso contrario, la minaccia arriverà in Italia.
Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, è a New York per chiedere alla comunità internazionale l’adozione di misure energiche contro i gruppi terroristici. L’Ue è in contatto con gli Stati Uniti, con il nostro premier Matteo Renzi che ha sentito al-Sisi al telefono, ammettendo che in Libia la situazione ormai è fuori controllo ma tenendo a precisare che ancora non è tempo per un intervento militare.
Nel frattempo la coalizione islamista dell’Alba Libica ha dato un ultimatum a tutti gli egiziani, ovvero di lasciare il Paese entro 48 ore. Gli aerei da guerra libici hanno continuato a bombardare obiettivi dell’Isis ed insieme a quelli egiziani hanno causato la morte di 64 jihadisti, secondo quanto annunciato dallo stesso comandante delle forze aeree libiche.
Putroppo i raid avrebbero fatto vittime anche tra i civili, fra cui tre bambini e due donne, morti a Derna dove sono state bombardate numerose abitazioni.
La situazione preoccupa molto anche la Casa Bianca, con Barak Obama che per adesso sembra propenso ad optare per una soluzione politica.