Formalizzate le dimissioni di Giorgio Napolitano, ora si apre la delicata fase politica della sua successione.
La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha reso noto che il Parlamento sarà convocato, insieme ai 58 rappresentanti delle Regioni, per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica il prossimo 29 gennaio alle ore 15.
Giorgio Napolitano, prossimo a compiere 90 anni nel mese di giugno, aveva già ufficializzato l’intenzione di lasciare anticipatamente l’incarico, dopo la conclusione del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea.
Napolitano ha formalizzato le sue dimissioni questa mattina alle ore 10:35.
Il segretario generale del Quirinale, Donato Marra, lo ha comunicato ai presidenti del Senato e della Camera ed al presidente del consiglio Matteo Renzi. Convocata una riunione del consiglio dei ministri per informare il governo.
Giorgio Napolitano, insieme alla moglie Clio, ha lasciato il palazzo del Quirinale dopo le 12 per recarsi nella sua abitazione privata nelle vicinanze del quartiere Monti.
Nel frattempo il presidente del Senato, Pietro Grasso, è momentaneamente presso gli uffici di palazzo Giustiniani dove si trovano gli uffici del presidente della Repubblica supplente.
La successione sarà una fase molto delicata, una ulteriore prova per il premier Matteo Renzi che punterà a far eleggere il proprio candidato.
Si teme però che un insuccesso possa portare al voto anticipato.
“Stavolta non possiamo fallire”, ha dichiarato il premier.
Ricordiamo che dopo le elezioni politiche del febbraio 2013, il Parlamento non era riuscito ad eleggere i due candidati proposti dall’allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.
Fra i candidati di oggi si fanno i nomi di Romano Prodi, Pier Carlo Padoan, Walter Veltroni, Sergio Mattarella e Anna Finocchiaro.
Nelle prime tre votazioni servono i due terzi (ovvero 673) dei 1.009 elettori mentre dalla quarta sarà necessaria la maggioranza assoluta di 505 voti.
Il Partito democratico in tutto può contare su circa 450 grandi elettori. Renzi ha già anticipato che il nome del nuovo presidente molto probabilmente “uscirà” soltanto al quarto scrutinio.