Oggi è iniziata la discussione al Senato della riforma del lavoro portata avanti dal Governo Renzi: le votazioni a Palazzo Madama inizieranno la prossima settimana; Renzi aveva ottenuto il consenso sul Jobs Act alla Direzione del PD nonostante le tante critiche ricevute dall’interno del partito.
Per quanto riguarda la ventilata ipotesi di includere metà Tfr nelle buste paga dei lavoratori del settore privato Renzi ammette che se ne discuterà, ma bisogna fare molta attenzione al problema di liquidità che questo tipo di opzione può causare alle piccole e medie imprese (che attualmente utilizzano il Tfr accantonato come risorsa per finanziarsi): la soluzione potrebbe essere rappresentata dai soldi che arrivano dalla Bce.
Bisogna infatti cercare un’intesa con l’associazione delle banche (Abi) per fare in modo che i cosiddetti “soldi di Draghi” vengano destinati alle piccole imprese per garantirgli la liquidità necessaria per mettere in funzione lo strumento del Tfr in busta paga: con il Tfr e il bonus gli italiani avranno circa 180 euro al mese in più per dare la giusta spinta ai consumi.
Durante la sua intervsita a Ballarò il Premier dice che finalmente la riforma del lavoro non è più una questione di anni, ma una questione di giorni, e si sbagliavano coloro che dicevano che non bisogna intervenire: il lavoro è una priorità, ma non va visto come un diritto, ma quasi come un dovere: quando una persona perde il posto perdiamo tutti.
Bisogna quindi agire, con una riforma del lavoro che non tuteli solo i soliti noti, ma anche coloro che il lavoro l’hanno perso e coloro che in tutti questi anni sono rimasti fuori da ogni tipo di protezione, come i precari, i cassintegrati, le mamme…
Sull’alleanza con Silvio Berlusconi il Presidente del Consiglio precisa che è stato fatto un patto che riguarda la riforma costituzionale e la legge elettorale perché è giusto che le riforme vengano scritte da tutti; ma il Paese lo governa il PD e cercherà di cambiare l’Italia dopo venti anni di rimandi.