Luigi De Magistris è stato condannato ad un anno e tre mesi per l’acquisizione di utenze telefoniche di alcuni parlamentari (tra cui Prodi, Rutelli, Minniti e Mastella) relative al cosiddetto processo Why Not nel periodo in cui l’attuale sindaco di Napoli era PM a Catanzaro. La stessa condanna è stata riservata per il suo consulente informatico Genchi.
I PM avevano chiesto l’assoluzione per De Magistris e la condanna ad un anno e mezzo per il solo Genchi, ma il giudice monocratico di Roma ha attribuito ad entrambi la responsabilità penale. La sentenza prevede anche l’interdizione per un anno dai pubblici uffici, anche se con la concessione delle attenuanti generiche la pena è sospesa.
Oggi De Magistris è intervenuto in consiglio comunale e ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di dimettersi dal suo ruolo di sindaco di Napoli, anzi, afferma che si dovrebbero dimettere i giudici del Tribunale di Roma che hanno emesso quella sentenza e che dovrebbero guardarsi allo specchio provando vergogna.
L’ex pubblico ministero ha aggiunto che viviamo in presenza di uno Stato molto corrotto, ma che le istituzioni riusciranno a rimediare a queste violazioni di legge; lui si sente ancora forte, forse con più energia ed è convinto di poter andare avanti fino al termine del mandato nel 2016. Poi aggiunge che quando la situazione è molto confusa diventa più chiaro chi sta agendo per mettere le mani sulla città di Napoli.
L’Associazione Nazionale Magistrati ovviamente non ha gradito le parole di Luigi De Magistris, giudicate gravi e offensive e inaccettabili soprattutto perché pronunciate da un uomo delle istituzioni. Anche il presidente del Senato Grasso è intervenuto in merito alla vicenda dicendo che è inevitabile che verrà applicata la legge Severino, così come è già successo con altri sindaci.