Il leader della Cgil Susanna Camusso critica duramente la riforma del lavoro e l’eventuale stravolgimento dell’articolo 18: lo statuto dei lavoratori va riformato, ma in modo che tutti i lavoratori abbiano gli stessi diritti, a prescindere dal tipo di contratto che hanno, e la strada da seguire è quella della estensione dei diritti, e non la loro concentrazione.
Inoltre, prosegue la sindacalista, ci vorrebbe coerenza tra quanto afferma la Costituzione e le riforme: non possono esserci discriminazioni o retribuzioni diverse tra uomini e donne per le stesse mansioni; è necessario creare un impianto nuovo con diritti, libertà e uguaglianza.
Secondo la Camusso procedere in questo momento alla riforma del mercato del lavoro è stato un errore del Governo e soprattutto non c’era bisogno di una riforma che dividesse i cittadini in lavoratori di serie A e di serie B. L’impressione è che il Governo sia intenzionato a ridurre i diritti ed estendere la precarietà e le difficoltà.
La Cgil spera invece nella creazione di diritti universali: lo statuto dei lavoratori non va stravolto, ma solo aggiornato perché è vecchio, ma è la base dei diritti fondamentali, diritti che vanno estesi all’intero mondo del lavoro. La cancellazione dell’Articolo 18 sarebbe la cancellazione della libertà dei lavoratori.
Poi Susanna Camusso accusa il Premier di avere degli atteggiamenti un po’ troppo ispirati al modello della Tatcher; negli ultimi venti anni seguire questo modello ha portato ad un mondo del lavoro spaccato, caratterizzato da precarietà e scarsa competitività. Il leader della Cgil non esclude il ricorso allo sciopero (e non capisce perché si dice che lo sciopero generale sia un rischio) e smentisce che ci siano in agenda incontri con i rappresentanti dell’Esecutivo.