Le indagini sulla morte di Yara sembrano stranamente soggette a colpi di scena degni del miglior libro giallo. Secondo gli ultimi aggiornamenti, Massimo Bossetti, sarebbe stato “incastrato”. La difesa infatti sostiene che alcuni documenti chiave sarebbero stati occultati per opera del P.M.
Massimo Bossetti, almeno per l’opinione pubblica, è l’assassino di Yara. Benché il muratore si professi innocente ed i suoi familiari lo appoggino nella sua battaglia legale, nessuno sembra più propenso a credergli. I suoi legali però sono pronti a dimostrarne l’innocenza.
Nelle ultime ore, hanno così dichiarato che il P.M., magari sbadatamente, ha dimenticato di inserire nei fascicoli riguardanti Bossetti alcuni incartamenti che avrebbero potuto fargli ottenere l’agognata scarcerazione. Così lo scorso lunedì l’apposita istanza è stata respinta per l’ennesima volta.
La motivazione con la quale il giudice si è rifiutato di concedere a Bossetti i domiciliari riguarderebbero un presunto pericolo di reiterazione e il gran numero di indizi indiscutibilmente avversi al muratore di Mapello. A questo punto però si aprono vari scenari.
L’istanza, almeno secondo la difesa, se presentata nella sua completezza avrebbe potuto garantire a Massimo Bossetti la scarcerazione. I suoi legali potrebbero ripresentarla ai giudici, controllando l’interezza del fascicolo e facendo leva sugli indizi mancanti che scagionerebbero il loro assistito.
Gli avvocati del presunto assassino di Yara potrebbero cambiare ancora la loro strategia difensiva, magari alla luce di nuovi eventuali indizi ancora non conosciuti dai media. A Bossetti potrebbe anche essere concesso di sottoporsi alla macchina della verità.
Potrebbero infine farsi avanti nuovi testimoni; più volte in passato si è accennato all’esistenza di persone al momento non coinvolte nelle indagini, ma comunque depositarie della verità sulla morte di Yara. Quel che è certo per ora è che ancora la piccola atleta non ha ottenuto giustizia.