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Mario Frigero, testimone chiave del processo riguardante la cosiddetta strage di Erba, incastrò Rosa e Olindo, i coniugi assassini. L’uomo è deceduto nelle prime ore del mattino, ma la notizia è stata diffusa solo adesso. Con lui muore ogni speranza di capire fino in fondo quell’atroce omicidio.
Mario aveva ormai 73 anni. La sua vita, almeno così avrà immaginato tante volte, sarebbe dovuta scorrere serenamente in compagnia della donna che amava, Lucia Cherubini, e della figlia Valeria. Ma Rosa e Olindo, una mattina di dicembre di 8 anni fa, scombinarono i suoi piani.
I due assassini, disturbati dal pianto persistente di Youssef, un neonato, fecero irruzione nella sua casa e uccisero il bambino, la madre, Raffaella Castagna e la nonna del piccolo, Paola Galli. Mario, per una serie di circostanze fortuite, assistette impotente all’omicidio.
Rosa e Olindo non potevano lasciare liberi i testimoni delle loro azioni. Per questo inseguirono Lucia per le scale fin quando non riuscirono a catturarla e ucciderla, e aggredirono Mario. L’uomo, dal letto dell’ospedale in cui era ricoverato, testimoniò contro gli autori dell’omicidio.
Mario riuscì a salvarsi ed ottenne giustizia per le sue donne, per i vicini di casa e, almeno in parte, anche per sé stesso. Olindo e Rosa, ormai definitivamente condannati, continuavano a nuocergli da lontano; la sua psiche, il suo animo, non erano più quelli di una volta.
Così, ormai solo al mondo, non ha avuto nessuno pronto a supportarlo durante la sua lunga malattia, non ha avuto alcuna ragione per lottare ancora e sconfiggere di nuovo la morte. Forse in quel momento Lucia e Valeria hanno potuto dare a Mario il conforto che avrebbe meritato.
