La giornata di oggi si apre con una tristissima notizia; al largo della Libia sono morti circa 200 uomini. Tutti loro, non è difficile intuirlo, sono vittime dell’ennesimo viaggio della speranza, terminato di nuovo in una tragedia di proporzioni inimmaginabili.
In letteratura si è spesso usata la metafora dei sogni naufragati; ecco cosa sono gli uomini che hanno perso la vita nelle prime ore di oggi. A loro le famiglie d’origine, pur consapevoli di esporli al rischio di una nuova tragedia, avevano affidato ogni possibilità per il futuro, ogni speranza.
Il copione purtroppo si è ripetuto, ancora una volta. Un barcone, a mala pena in grado di essere riconosciuto come tale, avrebbe dovuto solcare i mari per condurre un gruppo di disperati dalla Libia al benessere, dall’Africa all’Europa. Questo progetto per molti è rimasto solo una speranza .
Così dalle coste del paese africano stanotte è stato possibile contemplare il disastro in tutto il suo orrore. Circa 200 corpi galleggiavano in mare; un gran numero apparteneva a persone ormai morte. Per qualcun’altro, c’era ancora la speranza di essere ripescato in vita dai primi soccorsi.
I superstiti del naufragio non hanno potuto contare su aiuti immediati. Le autorità libiche hanno infatti poche possibilità di far fronte ad una simile tragedia perché non dispongono di mezzi nautici adeguati. Molti naufraghi hanno abbandonato ogni speranza e non hanno lottato per vivere.
Altri, forse i più forti, o forse i meno disperati, hanno aspettato che alcune navi della Marina Militare Italiana, appositamente intervenute, li traessero in salvo. In tutto i soccorsi hanno ripescato non più di 26 naufraghi di questo ennesimo fallimentare viaggio della speranza.