Per raggiungere i 20 miliardi di risparmio il Governo sta cercando in tutti i modi di fissare gli obiettivi dei tagli da attuare su ciascun ministero; Da Palazzo Chigi fanno sapere che la spending review non porterà a tagli lineari, ma a un’eliminazione degli sprechi. Sembra che questo tipo di intervento riguarderà anche la sanità (nel mirino ci sono soprattutto i costi di approvvigionamenti e forniture).
Il Premier ha già provato ad incontrare i suoi Ministri per ricevere indicazioni sui risparmi che ritengono possibili, ma già per due volte gli appuntamenti per le discussioni sulla spending review sono stati rimandati; appena tutti i dicasteri avranno inviato le proprie valutazioni verranno fissati degli incontri individuali.
Dalla Conferenza delle Regioni arriva l’opposizione del presidente Chiamparino sugli eventuali tagli alla sanità: esiste un patto d’onore siglato ad agosto che impegna a preparare, entro la fine dell’anno, la scrittura dei piani di riordino dei servizi sanitari e inoltre prevede l’istituzione di un fondo da 109 miliardi per il finanziamento del servizio sanitario nazionale. La rottura di questo patto porterebbe al venir meno del rapporto di fiducia e collaborazione che finora ha resistito.
A Palazzo Chigi c’è stato l’incontro tra Beatrice Lorenzin e Pier Carlo Padoan: il ministro della salute ha espresso le sue opinioni sui tagli, indicando i suoi paletti, e ha spiegato come spera che il Fondo Sanitario Nazionale non sia oggetto di risparmi. L’ulteriore taglio dell’Irap (l’imposta che va a finanziare proprio il sistema sanitario) del 10% ipotizzato da Renzi però fa pensare il contrario.
La prospettiva dei tagli alla sanità non viene vista di buon occhio dalle opposizioni: Francesco Giro di Forza Italia dice che se davvero arriveranno i 3 miliardi di taglio sulla sanità come si vocifera, il ministro Lorenzin dovrebbe dimettersi per le false promesse rassicuranti che ha dispensato fino a ieri.
Anche il leghista Fedriga si augura che il fondo sanità non venga toccato e spera che l’operazione non sia la mossa di una politica del baratto, una sorta di contropartita per la nomina della Mogherini come lady Pesc.