La Banca Centrale Europea ha deciso di procedere al taglio tassi interesse per cercare di invertire la rotta riguardo l’assenza di crescita e lo spettro della deflazione; con il tasso di rifinanziamento principale che dallo 0,15% passa al suo minimo storico pari allo 0.05% qualcosa cambia in concreto anche per i cittadini.
Ad esempio i mutui per la casa diventano più semplici da raggiungere (a patto di essere considerati solventi e di avere a disposizione almeno la metà del valore dell’immobile).
Il Codacons ha emesso un comunicato con cui avvisava che la decisione del taglio tassi interesse preso dalla BCE si traduce in (piccoli) effetti positivi per le famiglie che hanno acceso un muto a tasso variabile.
Infatti per coloro che hanno un mutuo a tasso variabile indicizzato al tasso BCE ci sarà un risparmio quantificabile, prendendo come esempio un finanziamento da centomila euro, in una somma compresa tra i 5 e i 10 euro sulla rata mensile.
Si parla quindi di piccole somme che comunque sono pur sempre un risparmio, la cui entità dipende dall’importo del finanziamento, dalla sua durata e dal tempo residuo: in un anno chi ha un mutuo da centomila euro a trent’anni può risparmiare cifre a partire da 65 euro, mentre per chi ha un mutuo da 150.000 euro a 25 anni il risparmio minimo annuo permesso dal taglio dei tassi di interesse è di 97 euro.
Il problema è che in Italia, sempre secondo le stime del Codacons, solo il 2% delle famiglie ha attivato finanziamenti legati direttamente al tasso BCE; il restante 98% dovrà avere la pazienza di aspettare che il taglio tassi di interesse stabilito da Draghi venga assimilato anche dalle banche.