Dopo le parole dell’altro giorno del Presidente della Repubblica, oggi è il turno per il Presidente del Senato Pietro Grasso di incontrare la Stampa parlamentare in occasione della Cerimonia del Ventaglio a Palazzo Giustiniani.
Pietro Grasso non ha potuto esimersi dal parlare delle riforme e delle proteste ad esse collegate che stanno caratterizzando l’atmosfera all’interno del Senato e si è dichiarato addolorato e in alcuni momenti anche indignato per i duri scontri che stanno tracciando un’immagine della politica davvero molto lontana da quella che dovrebbe avere.
Grasso si augura che tutte le accuse, i termini esagerati e pesanti, il rifiuto nell’ascoltare la controparte e le provocazioni vengano messe da parte e sostituite con il vero senso della politica: confronto e ricerca di soluzioni condivise. Il suo ruolo di presidente e garante sia di maggioranza che di opposizione continuerà ad essere svolto con la terzietà e l’imparzialità di sempre.
Il presidente del Senato continua affermando che il Paese è in attesa da decenni delle giuste riforme, che sono condivise da praticamente tutti, almeno nelle linee di base, rappresentate dal superamento del bicameralismo paritario (con un nuovo equilibrio tra le due Camere), riduzione del numero dei parlamentari e il miglioramento del processo legislativo.
Parlando dell’eventuale riforma della giustizia, Grasso dice che non è solo possibile, ma che è necessaria: non servono provvedimenti sconnessi tra loro o dettati esclusivamente da situazioni contingenti, la revisione generale del sistema giustizia deve essere frutto di misure legislative e organizzative (alcune già in corso: revisione della prescrizione, digitalizzazione completa dei processi, rimodulazione delle impugnazioni, riduzione dei contenziosi grazie a misure deflattive o soluzioni extra-giudiziali e soprattutto riduzione della durata dei processi).
Il Presidente del Senato aggiunge che proprio oggi ha proposto al Consiglio di Presidenza la cessazione dell’erogazione di pensioni e vitalizi per tutti i senatori che hanno subito una condanna definitiva per mafia, corruzione o altri reati gravi.