Come ogni anno in estate, si assiste, soprattutto in determinate zone, all’invasione delle alghe; le cause da Arpa (Sorrento) al lago Erie (USA), possono essere molteplici ed in certi casi spia di pericoli legati all’immersione o al degrado ambientale.
Nei giorni scorsi la porzione di mare compresa tra Castellammare di Stabia, Pozzano e Scrajo di Vico Equense, è stata letteralmente invasa dalle alghe, muchi per essere precisi. Le colonie, visibili ad occhio nudo, sono state segnalate da alcuni bagnanti.
L’Agenzia Regionale Protezione Ambiente (ARPA), tramite la sezione Unità Operativa Campania, ha subito avviato le analisi di rito. L’ente, sebbene non sussistano pericoli gravi per la salute di eventuali bagnanti, sconsiglia di immergersi in quelle acque.
I muchi qui avvistati, tipici del Mar Adriatico, si formerebbero naturalmente dopo fenomeni legati al maltempo e a seguito delle correnti marine. Le alghe in questione si manifestano in genere ad inizio estate e tendono poi ad ammassarsi alla costa e a sparire durante gli ultimi mesi estivi.
Diversa è la situazione per quanto riguarda il lago Erie (USA). Qui, a parere degli scienziati, le acque verranno presto infestate da banchi di alghe tossiche. Il fenomeno si presenta ormai regolarmente ogni estate e quest’anno sarà particolarmente intenso.
Esso è dovuto all’azione dell’uomo sull’ambiente; lo scioglimento dei ghiacci e di nevi contaminate, il deflusso di acque inquinate, l’uso di prodotti chimici per l’agricoltura, creano un ambiente perfetto per la proliferazione di questi microrganismi.
Il diffondersi dei cianobatteri, responsabili dell’invasione di queste pericolose alghe, comporta una scissione delle molecole di ossigeno da quelle dell’idrogeno contenute nell’acqua. Da qui la necrosi che interessa alcune porzioni del lago.
Le tossine espulse da questo particolare tipo di alghe possono danneggiare la pelle, il fegato e i reni di uomini ed animali. E’ quindi, ovviamente, sconsigliabile immergersi in quelle acque, toccarle o utilizzarle per qualunque altro scopo.