A San Procopio, così come avvenuto qualche giorno fa ad Oppido Mamertina, le processioni religiose si fermano casualmente sotto casa dei boss al cui cospetto, in maniera anche un po’ blasfema, le statue sacre si piegano ad un inchino.
Il fenomeno dell’inchino al signorotto locale, purtroppo, sembra essere l’ultima moda dell’estate. Il sacerdote di San Procopio, seguendo l’esempio del più noto prelato di Oppido Mamertina, ha infatti autorizzato la sosta sotto casa di Nicola Alvaro, criminale agli arresti domiciliari.
L’uomo, ritenuto il mandante dell’omicidio Dalla Chiesa e poi assolto dall’accusa, è un boss della cosca degli Alvaro. Forse per evitare polemiche, immediatamente dopo l’inchino, la moglie del mafioso ha subito offerto del denaro per la Chiesa.
Federico Cafiero de Raho, Procuratore Distrettuale della Repubblica, ha reagito aprendo un’inchiesta che proceda di pari passo rispetto a quella già avviata per il caso di Oppido Mamertina. Da adesso Carabinieri e Polizia terranno sotto osservazione tutte le processioni religiose.
Il fenomeno dell’inchino, secondo alcune fonti legate alle forze dell’ordine, potrebbe avere radici molto più profonde di quello che si crede e, nonostante sia venuto alla ribalta soltanto in questi ultimi giorni, non essere nuovo in alcune zone della Calabria (come del resto d’Italia).
Per ringraziare dell’omaggio ricevuto i vari boss sarebbero soliti offrire oboli di una certa consistenza alla Chiesa. Soldi sporchi, che poco e niente dovrebbero avere a che fare con la spiritualità, almeno secondo il parere comune.
Alla luce degli ultimi eventi il vescovo di Oppido Palmi ha già comunicato la sospensione delle prossime processioni religiose fino a data da destinarsi. Un provvedimento che però sembra ancora badare più all’immagine pubblica di un’istituzione che non alla soluzione del problema.