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Trent’anni per Restivo, “Ha ucciso Elisa Claps”

Trent’anni per Restivo, “Ha ucciso Elisa Claps”

Finalmente, dopo 18 anni dalla tragica morte di Elisa Claps, la studentessa sedicenne di Potenza uccisa il 12 settembre del 1993 e i cui resti furono ritrovati lo scorso anno nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità a Potenza, è stata emessa la sentenza ed è stato dichiarato il colpevole dell’omicidio.

I giudici del tribunale di Salerno hanno riconosciuto Danilo Restivo come colpevole dell’omicidio di Elisa Claps ed è stato condannato a 30 anni di reclusione.

La condanna, celebrata con rito abbreviato davanti al gup, Elisabetta Boccassini, corrisponde alla richiesta della procura – il massimo della pena – mentre il difensore dell’imputato, l’avvocato Mario Marinelli, ne aveva chiesto l’assoluzione e ha subito annunciato che andrà in appello.

L’imputato però non era presente in aula. Danilo si era trasferito in Inghilterra, dove nel 2010 è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso la vicina, Heather Barnett, trovata morta nel 2002.

I delitti risultavano così simili da far pensare alla stessa persona.

«Avrei preferito che Danilo mi avesse fatto riabbracciare Elisa», queste le parole della mamma di Elisa, Filomena Iemma, che in aula aveva anche detto: «Non perdonerò mai Restivo».

La sentenza rende giustizia alla famiglia della vittima, e da sollievo soprattutto al fratello di Elisa, Gildo, presente in aula. “Cara sorellina, ce l’abbiamo fatta”, ha detto, spiegando di aver promesso sin dal giorno della sua scomparsa che non avrebbe avuto pace fino a quando non fosse stato trovato l’assassino di sua sorella.

Resta però ancora da chiarire cosa è successo realmente dopo il delitto, i motivi per i quali si è posticipato di anni il ritrovamento del cadavere di cui qualcuno sapeva, stando alle indagini ed alle ultime rivelazioni.

La famiglia di Elisa attende chiarezza anche dalle inchieste sulle coperture del delitto. In causa è chiamata anche la Chiesa, da sempre coinvolta in questa vicenda: fu proprio nel sottotetto di una chiesa che Elisa fu ritrovata il 17 marzo 2010, ben 17 anni dopo la sua scomparsa. “Don Mimì Sabia non poteva essere l’unico prete in grado di sapere – ha detto la madre di Elisa – non ha potuto fare tutto da solo. E’ arrivato il momento di pulirsi la coscienza”.

La Chiesa smentisce tutto, ma c’è troppa poca chiarezza e, intanto, la cappella rimane sotto sequestro.

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