Droghe leggere sotto la lente d’ingrandimento. Da giorni si parla molto della possibile legalizzazione della marijuana, delle droghe cosiddette “leggere” e della riduzione dei “piccoli” spacciatori. Un’indagine condotta dal Ministero della Giustizia prevede che tra i 3000 ed i 4000 detenuti in carcere, con l’accusa di spaccio di droghe “leggere”, potranno forse beneficiare di una notevole riduzione della pena.
Per alcuni di loro si prospetta anche la completa scarcerazione. A stabilirlo è una sentenza della Suprema Corte di Cassazione , che ha concesso il “via libera al diritto alla rideterminazione per la pena al ribasso per i condannati in via definitiva per spaccio lieve di droga con recidiva (cit)”.
Dal provvedimento verranno esclusi i trafficanti, ossia tutti coloro che sono stati condannati in via definitiva anche per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio. Sono 21 mila i detenuti in carcere che stanno scontando le rispettive pene, per reati connessi allo spaccio di droga.
Gli avvocati dei detenuti che considerano la pena inflitta ai loro clienti troppo alta, potranno presentare domanda al giudice per riformulare la pena. In pratica, i giudici della Suprema Corte di Cassazione hanno accolto il ricorso presentato dalla Procura di Napoli che obiettava la decisione del tribunale che non aveva concesso ad un condannato recidivo per piccolo spaccio di beneficiare del ricalcolo della pena.
Questa decisione viaggia in parallelo con la precedente bocciatura della legge Fini-Giovanardi, che non concedeva le attenuanti nel caso di condannati recidivi. La sentenza pare un piccolo passo verso l’indulto e l’amnistia, con i quali si vuol mettere fine al sovraffollamento delle carceri.