Sconcertante rivelazione della zia di una delle cinque operaie rimaste a lungo intrappolate sotto le macerie della vecchia palazzina crollata nella tarda mattina di ieri in Via Roma a Barletta, i cui corpi senza vita sono stati estratti soltanto in tarda serata.
«Mia nipote, 33 anni, prendeva 3,95 euro all’ora, mia nuora quattro euro: lavoravano dalle otto alle 14 ore, a seconda del lavoro che c’era da fare. Avevano ferie e tredicesima pagate, ma senza contratto. Quelle donne lavoravano per pagare affitti, mutui, benzina, per poter vivere, anzi sopravvivere». Le operaie, tutte giovani donne del luogo specializzate nel settore tessile, percepivano un compenso lordo-ora da fame, non arrivando nemmeno a 4 euro all’ora. Morte per una disgrazia, forse….lavorando per un compenso da fame. E’ questo il responso che giunge direttamente da Barletta all’indomani della strage di Via Roma, dove hanno perso la vita cinque donne tutte di età inferiore a quarant’anni, mentre lavoravano all’interno del piccolo maglificio attiguo alla vecchia palazzina crollata.
Uno stipendio da fame, tante ore di lavoro al giorno, e in nero. E’ questa la piccola realtà di un piccolo maglificio di Barletta, oggetto di una profonda disgrazia, che per qualcuno, si sarebbe potuta evitare. Le operaie oltre a non arrivare neanche a percepire 4 euro ad ora, a seconda delle circostanze, secondo la testimonianza della zia di una delle vittime, non avevano sottoscritto con i titolari alcun tipo di contratto di lavoro, e a volte i loro turni lavorativi superavano di gran lunga le 8 ore stabilite dalla legge.
Ma la piccola realtà locale, racconta forse, la realtà macro-economica dei nostri giorni….di un Paese, l’Italia, che per far fronti ai gravi problemi economici, tenta con ogni plausibile soluzione di portare a casa la cosidetta “pagnotta” ed era ciò che le cinque donne di Barletta erano solite fare ogni giorno.