La strage in Gallura ha un volto ed un nome. L’omicida si chiama Angelo Frigeri, 32 anni, arrestato dai carabinieri di Tempio Pausania per aver massacrato Giovanni Maria Azzena, la moglie Giulia e il figlio Pietro. Nel corso dell’interrogatorio Frigeri ha fornito diverse versioni, tutte contrastanti tra loro.
Per il procuratore Domenico Fiordalisi, titolare dell’indagine, Frigeri ha agito da solo senza l’aiuto di complici. Sulla sua testa grava l’accusa di omicidio plurimo aggravato dalla crudeltà. Il reo confesso ha dichiarato che si trovava a casa degli Azzena per riprendersi l’auto e non per delle riparazioni.
Frigeri si è recato a casa degli Azzena solo con quell’intento. Questa è stata la prima confessione. Una versione che contrasta con quanto aveva precedentemente riferito agli inquirenti, ossia che si trovava li per dei lavori di impiantistica che gli erano stati commissionati dagli stessi Azzena. Ragion per cui Frigeri possedeva le chiavi dell’appartamento.
Il principale sospettato per la strage ha in seguito rilasciato un’altra dichiarazione, secondo la quale i killer sono napoletani. Anzi no, di Tempio Pausania. Frigeri afferma di essere stato minacciato con una pistola e costretto ad entrare nella’appartamento dive era stata già compiuta la strage per mano di altri.
I killer lo avrebbero costretto a ripulire tutto il sangue che si era sparso nell’appartamento. Infine, arriva una quarta versione. Frigeri è stato costretto ad assistere alla strage, per mano non di napoletani, ma di gente di Tempio Pausania. La vicenda si tinge di giallo, dopo le quattro versioni contrastanti del Frigeri. Rimaniamo in attesa di sviluppi.