In un’intervista al quotidiano La Repubblica il ministro Padoan ha proposto un intervento che può dare un nuovo impulso al rilancio dei consumi: dare metà Tfr in busta paga.
L’intervento potrebbe avere una durata ridotta, almeno un anno ma non più di tre, e inizierebbe coinvolgendo i lavoratori dipendenti del settore privato. In realtà l’idea era già stata lanciata in passato dal leader della Fiom Maurizio Landini, secondo cui ai lavoratori dovrebbe essere lasciata la possibilità di decidere se tenere il Tfr in busta paga.
La proposta di Padoan potrebbe essere inserita nell’ambito della riforma pensioni 2014: inserire metà liquidazione subito a disposizione del lavoratore (l’altra metà rimarrebbe alle imprese per il normale accantonamento) sarebbe in grado di aumentare il potere d’acquisto delle famiglie e di conseguenza i consumi salirebbero.
Il Sole 24 Ore ha parlato anche della possibilità che il Governo Renzi decida di erogare la metà della quota Tfr maturata e accantonata mensilmente dal datore di lavoro direttamente ai dipendenti in un’unica soluzione annuale.
Al vantaggio rappresentato dal rilancio dei consumi però si contrappone una serie di svantaggi: il primo è che per coprire un intervento del genere porterebbe il Paese ad un esborso di cassa e quindi ad una ricaduta sull’indebitamento, anche se c’è da dire che l’esborso verrebbe in parte compensato dal maggior gettito IVA permesso dall’aumento dei consumi.
Gli altri svantaggi invece riguardano i lavoratori: gli statali potrebbero essere esclusi almeno inizialmente, poi bisogna chiedersi come verrebbe tassato il Tfr in busta paga (se venisse considerato come una quattordicesima o un nuovo stipendio il prelievo potrebbe diventare importante).