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L’Articolo 18 continua a fare discutere e a monopolizzare in questo momento l’attenzione della politica. Ne ha parlato anche Bersani, intervistato da Floris durante la trasmissione “Di Martedì”: l’ex segretario ha detto che l’articolo 18 non è un simbolo, ma ha un valore simbolico e non può essere eliminato.
Bersani riserva anche qualche stoccatina all’attuale Presidente del Consiglio dicendo che se lui è a capo del Governo lo deve al 25% raccolto proprio da Bersani, che non vuole riconoscenza, ma pretende rispetto. L’ex segretario ribadisce che è giusto che si parli con tutti per le questioni importanti che riguardano il Paese, ma la parola patto è troppo stretta.
Pierluigi Bersani ha partecipato alla riunione della minoranza PD da cui sono nati gli emendamenti al Jobs Act; il più importante riguarda proprio l’Articolo 18 e la sua applicazione a tutti i nuovi assunti al termine dei primi tre anni di contratto con tutele crescenti. Al termine della riunione D’Attorre spiega che se le modifiche non verranno prese in considerazione si potrà ricorrere al referendum.
Il ministro Poletti ha precisato che la scelta di lasciare la delega aperta è dovuta alla volontà di rappresentare organicamente tutti gli elementi (semplificazione dei contratti, riforma degli ammortizzatori sociali, tutele crescenti…); quando la delega sarà approvata il Governo procederà con i decreti attuativi che verranno costruiti con l’obbligo di coerenza.
La riunione di ieri è una tappa intermedia prima dell’approdo della delega in Aula; ce ne sarà un’altra il 29 Settembre con la Direzione del partito dalla quale, confida la senatrice Parente, si aspettano risposte sull’Articolo 18 e il reintegro. La stessa Parente ha parlato di un emendamento con cui si chiederanno risorse certe da inserire nelle legge di Stabilità destinate agli ammortizzatori sociali.
