La morte di Davide Bifolco, il minorenne ucciso per errore a Napoli dai Carabinieri, non smette di generare polemiche, oltre che dolore. L’Arma avrebbe rivolto ai familiari della vittima le sue scuse. Le versioni fornite sull’ incidente appaiono però contrastanti.
Davide era a bordo di uno scooter insieme ad altri due ragazzi. Tra loro si nascondeva anche un pregiudicato che, a dispetto della condanna ai domiciliari, si aggirava indisturbato per le vie di Napoli. La versione dei fatti fornita da Carabinieri ed amici del ragazzo, diverge a partire da qui.
Secondo l’Arma, si era reso necessario bloccare i ragazzi; erano in tre su un motorino, hanno ignorato l’alt dei Carabinieri e impedivano la cattura di un pregiudicato. Inizia così l’inseguimento ai danni di Davide e dei suoi amici. Un agente, lo stesso che oggi chiede sinceramente perdono ai familiari, spara.
A suo dire però il colpo di pistola sarebbe partito senza alcuna intenzionalità; l’uomo avrebbe tenuto la pistola in mano, pronta per sparare nel caso in cui ce ne fosse stata la necessità. Inciampando su un gradino sarebbe partito accidentalmente il proiettile fatale per Davide.
L’agente però non aveva preso la mira, né avrebbe avuto intenzione di sparare. Diversa appare la versione di uno dei due amici di Davide. Il ragazzo avrebbe infatti dichiarato che la macchina dei Carabinieri si sarebbe volontariamente spinta addosso allo scooter facendo cadere i passeggeri.
Lo stesso ragazzo assicura poi che uno dei due agenti avrebbe puntato deliberatamente la pistola addosso a Davide. Partito il colpo, casualmente o volontariamente, il testimone si sarebbe istintivamente girato da un’altra parte. Trovato il coraggio di guardare avrebbe visto l’amico morire.