Gli organi sanitari competenti assicurano per conto dell‘U.E. che il virus dell’ebola difficilmente potrà diffondersi in Europa; per questo, a dispetto dei catastrofisti, la possibilità di contagio nel vecchio continente resterà sempre poco probabile o, almeno per il momento, arginabile.
Alla base di questa certezza sembrerebbe esserci una sostanziale differenza tra il sistema sanitario e preventivo posto in essere dagli stati facenti parte dell’Europa, e quelli appartenenti all’Africa. Inoltre, nel nostro continente non esisterebbero condizioni favorevoli alla diffusione dell’ebola.
I cittadini europei infettati dal virus infatti avrebbero contratto la malattia in Africa e, anche se giunti in Europa per godere delle cure necessarie, ad oggi, almeno per quello che ci è dato sapere, non sono stati responsabili del contagio di terzi e quindi della diffusione dell’ebola nel nostro continente.
Il virus ha determinato nel continente africano una crisi che adesso non è più semplicemente sanitaria, ma sistemica. Ciò significa che, a causa dell’ebola, commerci, piccole imprese e tutto ciò che avrebbe potuto migliorare le condizioni socio-economiche della popolazione, rischia di essere annientato.
Ecco perché, sollecitano ancora i rappresentanti dell’U.E. e delle organizzazioni umanitarie, sarebbe il caso di aiutare i paesi africani colpiti da questa calamità sanitaria erogando dei fondi da utilizzare per porre rimedio alle tante sfaccettature problematiche che l’ebola porta con sé.
Quello che il cittadino medio si chiede è altro; come mai non è stata fatta ancora chiarezza sull’esistenza o meno di un’eventuale cura contro l’ebola? Perché il fenomeno ci allarma in maniera direttamente proporzionale alla possibilità che il virus, varcando i confini dell’Africa, possa giungere in Europa?