Il 14 giugno del 2008, dopo una notte trascorsa in una caserma di Varese ed un misterioso ricovero in ospedale, moriva Giuseppe Uva; oggi 6 agenti della Polizia e un Carabiniere sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio preterintenzionale.
Giuseppe Uva era un artigiano. Una notte, a detta di alcuni agenti della Polizia e di un Carabiniere, si aggirava ubriaco per le strade di Varese. Le forze dell’ordine hanno quindi deciso di arrestarlo e condurlo presso la locale caserma. Qui, secondo l’accusa, l’uomo avrebbe subito l’aggressione delle forze dell’ordine.
In effetti Giuseppe, a distanza di qualche ora dal fermo, veniva condotto all’ospedale più vicino. Sul corpo di Uva erano visibili dei lividi e dei segni di percosse. All’artigiano di Varese sono state prestate qui tutte le cure necessarie, ma non è stato possibile strapparlo alla morte.
Immediate le accuse dei parenti di Giuseppe; il loro congiunto sarebbe morto per maltrattamenti ricevuti dagli agenti di Polizia o per incompetenza dei medici. Questi ultimi, dopo aver subito un regolare processo, sono stati giudicati estranei ai fatti.
Giuseppe aveva insufficienze respiratorie e lesioni polmonari, dei danni facilmente imputabili a percosse ricevute. Agli agenti di Polizia e al Carabiniere sono stati contestati quindi i reati di omicidio preterintenzionale, abuso di autorità, abbandono di incapace e arresto illegale.
Uno degli imputati ha optato per il rito abbreviato. Verrà giudicato in processo insieme ai colleghi a far data dal 20 ottobre. Il caso sarà affidato alla Corte di Assise di Varese. La difesa sostiene l’innocenza degli imputati e afferma che i lividi sul corpo di Giuseppe deriverebbero da atti di autolesionismo.