L’effetto serra, ed il conseguente riscaldamento globale, sarebbero in buona parte causati dall’azione dell’uomo sull’ambiente; alcuni studi non escludono però che la colpa di queste alterazioni climatiche sia imputabile anche al bestiame comune.
L’innalzamento delle temperature, l’effetto serra e gli squilibri climatici degli ultimi decenni sono stati causati, in larghissima parte, dal crescente numero di automobili in circolazione e dal mancato rispetto da parte di industrie e fabbriche delle norme a tutela dell’ambiente.
Pare però che una piccola responsabilità in tutto ciò possa essere imputata anche agli animali da bestiame. Normalmente essi emettono nell’ambiente grosse quantità di gas a effetto serra e protossido di azoto. Ciò avverrebbe a causa delle flatulenze a cui sono soggetti e alla dispersione delle loro feci.
In natura “l’inquinamento” derivato dai prodotti della digestione del bestiame era stato comunque previsto; l’uomo ha però alterato gli equilibri naturali aumentando il numero di ovini e bovini e alimentandoli con cibi non consoni o elaborati.
Secondo uno studio dei ricercatori dell’Università di Siena, della California University e della Standford University, le emissioni di gas serra imputabili al bestiame sarebbero aumentate, dal 1961 al 2010, di circa il 51% rispetto ai livelli precedentemente registrati.
Questo dato, considerando la domanda sempre crescente di formaggi, latte, carni, ecc., è destinato ad aumentare ulteriormente nei prossimi decenni. L’effetto serra e il conseguente riscaldamento globale, sarebbero dovuti al bestiame soltanto per il 28%.
Gli animali in tal senso più “pericolosi” sarebbero le mucche, seguite da pecore, bufali, maiali e capre. I ricercatori hanno più volte avvertito che, se è vero che il danno materiale è imputabile al bestiame, l’orchestratore degli eventi rimane l’uomo, manipolatore per eccellenza degli equilibri naturali.