Si è concluso ieri a Roma il processo per il caso delle baby squillo; il tribunale ha condannato la madre di una delle due ragazzine, gli organizzatori del giro di affari sorto intorno alle due piccole prostitute, ed i clienti che non si sono fatti scrupolo di ricevere favori sessuali da minorenni.
Costantino De Robbio, il GUP di Roma che ha seguito le indagini, ha emesso sentenza dopo rito abbreviato. La condanna più grave, per quanto riguarda il periodo da trascorrere in galera, è toccata a Mirko Ieni, organizzatore del giro d’affari ruotante intorno alle baby squillo; per lui si è stabilita una pena pari a 10 anni di reclusione.
Il suo socio in affari, Nunzio Pizzacalla, meno coinvolto negli eventi, è invece stato condannato a scontare 7 anni di reclusione. La madre di una delle due ragazze squillo ha perso la podestà genitoriale ed il diritto di successione, dovrà scontare 6 anni di carcere, pagare una multa di circa 20 mila euro ed infine risarcire la figlia in sede civile.
Condannati a qualche anno di carcere anche gli altri complici dell’organizzazione che sfruttava le due baby squillo, Marco Galluzzo e Riccardo Sbarra. Infine i clienti accertati delle due ragazzine sono stati condannati alla reclusione per un periodo di tempo compreso tra 1 e 3 anni.
Le due giovani hanno testimoniato più volte di essere state attratte dall’idea dei soldi facili, ma al contempo di aver avuto spesso paura di prostituirsi per persone sconosciute e potenzialmente pericolose o mal intenzionate. Dalle parole delle baby squillo emerge un quadro di desolante solitudine, di abbandono familiare e istituzionale.
Primo adescatore delle due sarebbe stato Pizzacalla, mentre Ieni avrebbe subito organizzato un giro di prostituzione minorile. Adesso che il processo si è concluso le due ragazze sperano di non essere più ricordate come le baby squillo dei Parioli, ma come due persone normali, vittime degli eventi e della solitudine.