Gli ultimi aggiornamenti sul caso Gambirasio parlano della presenza di un complice accanto a Massimo Bossetti; questi, invece, continua a proclamarsi innocente spiegando perché il suo DNA è stato ritrovato sui leggins e gli slip di Yara. Questo bruttissimo caso di cronaca sembra così, negli ultimi giorni, arricchirsi di nuovi particolari.
Bossetti, il presunto assassino di Yara, ha infatti dichiarato di ammettere che quello ritrovato sugli slip ed i leggins della ragazzina fosse il suo DNA. Le tracce genetiche di una persona possono rimanere su un capo di abbigliamento anche dopo un semplice contatto casuale o volontario.
Dato che sono state ritrovate sugli slip e non su un capo più facilmente contaminabile come guanti o giubbotto, le accuse sono subito ricadute su Bossetti che spiega la presenza del suo DNA su Yara con un furto. Il codice genetico di Massimo Giuseppe è stato ricavato da tre piccole macchie di sangue.
Questo sangue potrebbe provenire dagli attrezzi che Bossetti era solito usare in cantiere e con cui più volte il muratore di Mapello si sarebbe ferito. Qualcuno, a suo dire, gli avrebbe sottratto gli attrezzi e li avrebbe usati per commettere i crimini orrendi di cui oggi viene accusato.
Gli inquirenti, poco propensi a credere a questo genere di spiegazione, sostengono che Massimo Bossetti, la sera della morte di Yara, fosse in compagnia di un complice. La piccola era un’atleta e quindi agile, forte e in grado di coprire lunghe distanze correndo ad una certa velocità.
Bossetti, sebbene sia un muratore, non ha la stessa prestanza fisica e, soprattutto, per trascinare il corpo svenuto di Yara al centro del campo abbandonato di Chignolo d’Isola, deve essere ricorso all’aiuto di qualcuno. Al vaglio degli inquirenti anche alcune intercettazioni telefoniche.